Cassazione civile, Sez. VI, sentenza del 14 settembre 2020, n. 19005 (Pres., est. Scaldaferri)
La risoluzione del concordato preventivo ne impedisce la revoca
In tema di concordato preventivo, qualora sia accertata la sussistenza dei presupposti per la declaratoria di risoluzione del concordato già omologato e la stessa venga pronunciata, non è possibile procedere pure alla revoca dell'ammissione della società alla procedura concordataria, sicché è nullo il provvedimento del tribunale che abbia disposto tale revoca.
Cassazione civile, Sez. I, sentenza del 09 marzo 2020, n. 6506 (Pres. Magda Cristiano, Est. Federico)
Decadenza dalla revocatoria ancorché il fallimento, intervenuto sotto il vigore delle nuove disposizioni, fosse stato preceduto dall'ammissione all'amministrazione controllata e al concordato preventivo
L'art. 150 del D.Lgs. n. 5 del 2006, nel prevedere che le procedure fallimentari e di concordato pendenti alla data di entrata in vigore del decreto medesimo restano soggette alla legge fallimentare anteriore, valorizzano in via esclusiva, ai fini dell'applicazione delle nuove disposizioni, la data di deposito del ricorso per la dichiarazione di fallimento, senza che assuma rilievo alcuno, sul piano della disciplina processuale applicabile, l'eventuale consecuzione tra procedure.
Cassazione civile, Sez. III, sentenza del 22 settembre 2017, n. 22039 (Pres. Maria Margherita Chiarini, Est. Anna Moscarini)
Diminuzione del godimento dell'immobile - Unilaterale riduzione del canone
In tema di locazione di immobili, sebbene il pagamento del canone costituisca la principale e fondamentale obbligazione del conduttore, la sospensione parziale o totale dell'adempimento di tale obbligazione, ai sensi dell'art. 1460 c.c., può essere legittima non solo quando venga completamente a mancare la prestazione della controparte, ma anche nell'ipotesi di inesatto inadempimento, purchè essa appaia giustificata in relazione alla oggettiva proporzione dei rispettivi inadempimenti, riguardata con riferimento all'intero equilibrio del contratto e all'obbligo di comportarsi secondo buona fede. Deve quindi escludersi la gravità dell'inadempimento del conduttore, ai fini della pronuncia di risoluzione del contratto per fatto a lui imputabile, ove in tali evenienze egli abbia riportato danni e sia stato costretto all'esborso di somme al fine di rendere l'immobile utilizzabile per l'uso convenuto.
Cassazione civile, Sez. Un., sentenza del 26 maggio 2020, n. 9769 (Pres. Mammone, Est. Mercolino)
Sottrazione di assegno spedito per posta ordinaria e responsabilità del mittente
La spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola di intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare un concorso di colpa del mittente, comportando, in relazione alle modalità di trasmissione e consegna previste dal servizio postale, l'esposizione volontaria del mittente a un rischio superiore a quello consentito dal rispetto delle regole di comune prudenza e dal dovere di agire per preservare gli interessi degli altri soggetti coinvolti nella vicenda e configurandosi, dunque, come antecedente necessario dell'evento dannoso, concorrente con il comportamento colposo eventualmente tenuto dalla banca nell'identificazione del presentatore.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 12 marzo 2020, n. 7117 (Pres. Didone, Est. Pazzi)
La domanda di concordato con riserva può rivelare il perseguimento di finalità dilatorie
La mera presentazione di una richiesta di concessione di un termine ex art. 161, commi 6 e 10, L.F., costituisce un fatto neutro inidoneo di per sé a dimostrare la volontà del debitore di sfuggire alla dichiarazione di fallimento, giacché il mero differimento del procedimento prefallimentare che ne discende rimane neutralizzato dal fenomeno di consecuzione delle procedure concorsuali; nondimeno, la circostanza della presentazione della domanda anticipata di concordato all'ultimo momento utile può concorrere a dimostrare, unitamente ad altri elementi atti a rappresentare in termini abusivi il quadro d'insieme in cui l'iniziativa è stata assunta, il perseguimento di finalità dilatorie del tutto diverse dall'intenzione di regolare la crisi d'impresa.
Cassazione civile, sez. III, sentenza del 13 maggio 2020, n. 8883 (Pres. Travaglino, Est. Fiecconi)
Verifica dell'usurarietà e decreti ministeriali conoscibili dal Giudice del merito anche se non prodotti dalle parti
La disciplina regolamentare in materia di superamento del tasso soglia, ai fini della valutazione dell'usura, ha carattere integrativo della normativa dettata in via generale dalla legge penale e civile e deve, pertanto, essere conosciuta dal giudice del merito, nonché applicata alla fattispecie, indipendentemente dall'attività probatoria delle parti che l'abbiano invocata.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 20 aprile 2020, n. 7919 (Pres. De Chiara, Est. Falabella)
Erogazioni del socio in favore della società - Natura giuridica - Distinzione tra finanziamento e versamento - Diritto alla restituzione - Condizioni
L'erogazione di somme dai soci alle società da loro partecipate può avvenire a titolo di mutuo, con il conseguente obbligo per la società di restituire la somma ricevuta ad una determinata scadenza, oppure di versamento destinato a confluire in apposita riserva "in conto capitale"; in quest'ultimo caso non nasce un credito esigibile, se non per effetto dello scioglimento della società e nei limiti dell'eventuale attivo del bilancio di liquidazione, connotato dalla postergazione della sua restituzione rispetto al soddisfacimento dei creditori sociali e dalla posizione del socio quale "residual claimant".
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 2 ottobre 2019, n. 24602 (Pres. Genovese, Est. Federico)
Compravendita immobiliare stipulata dal fallito dopo il fallimento
Nella compravendita stipulata dal fallito dopo la dichiarazione di fallimento, l'inefficacia dell'atto ex art. 44 L.F. è conseguenza automatica dell'indisponibilità del patrimonio del medesimo, con effetti "erga omnes", non essendo impedita l'opponibilità dell'atto ai terzi di buona fede, dalla mancata o ritardata trascrizione della sentenza di fallimento.
Cassazione civile, sez. VI, sentenza del 27 settembre 2019, n. 24138 (Pres. Genovese, Est. Pazzi)
Dichiarazione di fallimento: i bilanci costituiscono mezzo di prova privilegiato ma non assurgono a prova legale
In tema di dichiarazione di fallimento, ai fini della prova della sussistenza dei requisiti di non fallibilità di cui all'art. 1, comma 2 L.F., i bilanci degli ultimi tre esercizi che l'imprenditore è tenuto a depositare, ai sensi dell'art. 15, comma 4 L.F., costituiscono mezzo di prova privilegiato, in quanto idonei a chiarire la situazione patrimoniale e finanziaria dell'impresa, senza assurgere tuttavia a prova legale, sicchè in mancanza dei detti bilanciil debitore può dimostrare la sua nonfallibilità con strumenti probatori alternativi.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 20 febbraio 2020, n. 4329 (Pres. Antonio Didone)
Cancellazione della società dal registro delle imprese e accesso alla procedura di concordato preventivo
Il liquidatore della società cancellata dal registro delle imprese, di cui entro l'anno dalla cancellazione sia stato chiesto il fallimento, non può chiedere il concordato preventivo.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 12 novembre 2019, n. 29256 (Pres. Genovese, Est. Paola Vella)
Revocatoria fallimentare - Fusione di società - Effetti - Successione a titolo universale - Conoscenza dello stato di insolvenza della società poi incorporata - Trasmissione alla società incorporante - Configurabilità
La fusione di società realizza una successione universale corrispondente a quella "mortis causa" e produce gli effetti, tra loro interdipendenti, dell'estinzione della società incorporata e della contestuale sostituzione nella titolarità dei rapporti giuridici attivi e passivi all'incorporante, la quale rappresenta il nuovo centro di imputazione dei rapporti giuridici già riguardanti i soggetti fusi o incorporati, sicché nel caso di revocatoria fallimentare, al di là del letterale riferimento dell'art. 2504 bis c.c. ai diritti ed agli obblighi, la sostituzione riguarda anche le situazioni di scienza giuridicamente rilevanti, ivi compresa l'eventuale conoscenza dello stato di insolvenza del soggetto incorporato che ha effettuato un pagamento nel periodo sospetto.
Cassazione civile, sez. VI, sentenza del 7 novembre 2019, n. 28799 (Pres. Scaldaferri, Est. Dolmetti)
Crediti sopravvenuti al fallimento - Insinuazione allo stato passivo - Termine annuale - Applicabilità - "Dies a quo" - Avveramento delle condizioni per insinuarsi
Le domande di ammissione al passivo dei crediti sopravvenuti alla dichiarazione di fallimento devono essere presentate nel termine di un anno a decorrere dal momento in cui si verificano le condizioni per partecipare al concorso fallimentare.
Corte d'Appello di Torino, sentenza del 28 gennaio 2020 (Pres. Tiziana Maccarone, Est. Morbelli)
L'indicazione non corretta dell'ISC non dà luogo all'applicazione dei tassi sostitutivi previsti dall'art. 117 TUB
L'ISC non è un patto tra cliente e banca, come invece potrebbero essere gli interessi corrispettivi e le spese di istruttoria, soggetti ad obbligo di comunicazione scritta ex art. 117, comma 4 TUB, ma un mero elemento informativo con cui la banca rappresenta al cliente gli effettivi costi del credito. L'indicazione di un ISC non corrispondente a quello reale può, quindi, costituire pubblicità ingannevole ma non dà luogo a violazione dell'art. 117 TUB, con conseguente inapplicabilità dei tassi sostitutivi previsti da tale norma.
Cassazione civile, sez. VI, sentenza del 7 novembre 2019, n. 28711 (Pres., est. Rosa Maria Di Virgilio)
Procedimento prefallimentare: l'incompetenza per territorio deve essere eccepita o rilevata d'ufficio non oltre l'udienza di comparizione delle parti
In tema di dichiarazione di fallimento, l'incompetenza per territorio ex art. 9 L.F., ai sensi dell'art. 38 c.p.c., nel testo modificato dalla L n. 69 del 2009, applicabile anche al procedimento camerale prefallimentare, deve essere eccepita o rilevata d'ufficio non oltre l'udienza di comparizione delle parti, sicché l'eccezione sollevata per la prima volta in sede di reclamo contro la sentenza dichiarativa di fallimento è tardiva, essendosi già verificata una decadenza nel corso del giudizio di primo grado.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 21 novembre 2019, n. 30446 (Pres. Didone, Est. Genovese)
Domanda di adempimento dell'obbligazione del terzo nei confronti dell'imprenditore poi fallito - Subentro del Curatore nella posizione sostanziale e processuale del fallito - Conseguenze - Eccezioni proponibili dal terzo
Il Curatore fallimentare che proponga una domanda di adempimento dell'obbligazione contratta dal terzo nei confronti dell'imprenditore in epoca antecedente al fallimento esercita un'azione già esistente nel patrimonio del fallito, subentrando, conseguentemente, nella stessa posizione sostanziale e processuale di quest'ultimo, indipendentemente dal dissesto successivamente verificatosi; ne consegue che il terzo convenuto in giudizio dal Curatore può opporre tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre all'imprenditore fallito, comprese le prove documentali da questi provenienti, senza i limiti di cui agli artt. 2704 ss. c.c. e senza che sia di ostacolo l'art. 2709 c.c.
Tribunale di Forlì, sentenza del 1 aprile 2020 (Est. Barbara Vacca)
Progetto di riparto parziale del Curatore: esclusa la sospensione del termine per il reclamo ex art. 83 D.L. 18/2020 "Cura Italia"
In relazione al progetto di riparto parziale predisposto dal Curatore ex art. 113 L.F., in considerazione dell'entità della somma da ripartire e della necessità di favorire la circolazione del denaro, ricorrono le condizioni per dichiarare l'urgenza della trattazione ai sensi dell'art. 83 D.L. 18/2020 ("Cura Italia") al fine di escludere la sospensione dei termini per il reclamo, attesa la necessità di assicurare la tempestività dei pagamenti in questo periodo di emergenza sanitaria e di conseguente crisi economica per il fermo delle attività di impresa.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 21 novembre 2019, n. 30454 (Pres. Didone, Est. Pazzi)
Decreto del Giudice Delegato di cancellazione delle iscrizioni ex art. 108 L.F. e legittimazione al reclamo del creditore ipotecario
In tema di liquidazione dell'attivo nella procedura di concordato preventivo, il creditore ipotecario, ancorché non si sia opposto all'approvazione della proposta, ha interesse ad agire in reclamo avverso il decreto del Giudice Delegato di cancellazione di un'ipoteca iscritta su un immobile a suo favore, ex art. 108, comma 2, L.F., al fine di verificare la legittimità della cancellazione con riferimento tanto all'alienazione del bene nell'ambito dell'attività di vendita prevista dall'art. 182, commi 4 e 5, L.F., nel testo applicabile "ratione temporis", e alla correlata legittimazione del liquidatore giudiziale ad operate in tal senso, quanto al ricorrere delle condizioni relative all'avvenuta riscossione del prezzo.
Cassazione civile, sez. V, sentenza del 4 aprile 2019, n. 9442 (Pres. Manzon, Est. D'Aquino)
Sottoscrizione della dichiarazione di concordato e applicabilità della disciplina in tema di dichiarazione dei redditi
La dichiarazione di adesione al concordato preventivo ex art. 33, comma 15, del D.L. n. 269 del 2003, conv., con modif., in L. n. 326 del 2003, non essendo assimilabile alla dichiarazione fiscale, non soggiace al correlato regime di validità in caso di mancata sottoscrizione del contribuente, con la conseguenza che essa si perfeziona mediante il solo invio telematico del modulo di adesione al condono da parte dell'intermediario.
Tribunale di Milano, sentenza del 27 marzo 2020 (Pres. Irene Lupo, Est. Pipicelli)
Richiesta di accesso alla cassa integrazione per emergenza Covid-19 da parte di società ammessa al concordato preventivo con riserva
Nella procedura di concordato preventivo con riserva ex art. 161, co. 6, L.F., la richiesta avanzata dalla debitrice di autorizzazione ad accedere al beneficio della cassa integrazione in deroga "per emergenza Covid-19", non determinando in sé un pregiudizio o un danno per il ceto creditorio, ma trattandosi di una libera scelta imprenditoriale, quale atto di ordinaria amministrazione e conservativo, non è soggetta ad autorizzazione da parte del Tribunale, fermo restando che dovranno comunque valutarsene i riflessi sulla proposta definitiva.
Tribunale di Rimini, sentenza del 9 aprile 2020 (Pres. Francesca Miconi, Est. Silvia Rossi)
La sospensione dei termini ex art. 36 D.L. 23/2020 non riguarda gli obblighi informativi periodici nel concordato preventivo
Nelle procedure di concordato preventivo, ritenuto che la formulazione dell'art. 36 del D.L. 23/2020 - con il quale viene disposta la proroga della sospensione dalla data del 15 aprile 2020 alla data dell'11 maggio 2020 - sia riferibile ai soli termini processuali e non anche ai termini sostanziali, va esclusa che detta sospensione operi con riferimento agli obblighi informativi periodici ex art. 161 L.F., che devono essere regolarmente adempiuti dai soggetti coinvolti nella procedura anche al solo fine di informare il Tribunale che non sono state svolte attività a causa dell'emergenza sanitaria in corso, essendo tali termini diretti a tenere monitorata la gestione dell'impresa che ha richiesto di accedere alla procedura di concordato preventivo, consentendo così al Tribunale e al Commissario Giudiziale di esercitare i rispettivi poteri di sorveglianza.
Tribunale di Roma, sentenza del 2 aprile 2020 (Est. Tedeschi)
Proposte di concordato concorrenti e Covid-19: è necessario il differimento dell'adunanza dei creditori
Al termine previsto per il deposito della proposta di concordato concorrente si applica la sospensione legale di cui all'art. 83 del D.L. n. 18/2020; ne consegue la necessità di differimento dell'adunanza dei creditori al fine di garantire la piena partecipazione dei soggetti legittimati.
Cassazione civile, sez. I, sentenza del 29 marzo 2019, n. 8977
Revocatoria e ammissione al passivo: nessuna esclusione della imputabilità del ritardo
In tema di partecipazione al riparto dell'attivo fallimentare dei creditori tardivi, l'art. 71 L.F. (nel testo vigente anteriormente alla sua abrogazione ex D.Lgs. n. 5 del 2006) - che prevede(va) l'ammissione al passivo di chi, per effetto del positivo esperimento dell'azione revocatoria da parte del Curatore, avesse restituito quanto ricevuto dal fallito - non configura un'ipotesi di accertamento "ex lege" della non imputabilità al creditore del ritardo nella insinuazione al passivo, atteso che ciò - risolvendosi nell'assunto della specialità dei crediti concorsuali nascenti dall'esito positivo della revocatoria e, quindi, dalla retroattività assoluta della loro insinuazione, con effetto dirompente sull'attività di accertamento del passivo e di riparto dell'attivo - è privo di riscontro nel sistema, il quale se non considera illecita la prestazione del fallito soggetta a revocatoria, non apprezza, però, nella posizione del convenuto soccombente in revocatoria, ragioni meritevoli di particolare tutela.